Mi sento di dire che nel 2020 abbiamo dato un altro valore alla domanda come stai? o perlomeno ci siamo sentiti almeno una volta intimoriti nel porla. E soprattutto l’ascolto della risposta è risultato più attento, empatico e riflessivo.
Nel 2020 molte volte la risposta non è stata bene, quel bene detto un po’ così a caso… ma si sono aperte voragini tali per cui alcuni di noi hanno perfino smesso di domandarlo quel famoso come stai?
E’ un momento difficile di incertezza che rinforza ancora di più il nostro diritto di avere momenti no. Non solo averli ma riconoscerli e poi farli nostri, accettarli e quasi coccolarli.
Ma [qui si inserisce l’immaginazione] è un momento che non giustifica l’abbandono inerte e senza speranza al momento no. Siamo in bilico, le circostanze cambiano e soprattutto (caratteri cubitali) non dipendono da noi.
1 – non dipende da me. La circostanza esterna non dipende da me, quella interna sì. Per circostanza interna intendiamo: come sto rispondendo alle prove che mi arrivano da fuori? Come sto reagendo? Cosa sto facendo?
2 – chissà quanto andrà avanti. Non è una proiezione ottimista né pessimista. Semplicemente è un dato di fatto: nessuno può saperlo. Ho intenzione di ipotecare un tempo X della mia vita non sapendo quando le circostanze turbolente avranno fine?
3 – take the big step. Riesco a costruire, in un momento diverso da quella che era la normalità precedente dei miei schemi mentali, un piano più a lungo termine? Non lasciandomi turbare dal momento o da una visione più a breve termine delle cose?
Al punto 3 si risponde quasi in maniera scientifica in termini di investimento/ritorno di investimento. Forse si può formulare così la domanda: alla famosa domanda del mio amico che mi chiede come sto mi conviene rispondere male o piuttosto cercare di capire come capovolgere quella risposta in bene – accettando quello che dell’esterno non posso cambiare?
Carta e penna: Il compito di oggi è questo: in questo momento cosa non puoi cambiare e sarebbe bene tu accettassi?